WHAT WOMEN WORK, 8 MARZO 2.0

Rispetto alle logiche dello scorso millennio, l’8 marzo, con il suo bagaglio di valori e la sua eredità in ordine ai diritti civili e sul lavoro, va riportato sull’attualità. Vale la pena superare qualche falso mito rispetto alla discriminazione delle donne nell’ambiente lavorativo, a partire dalla forza lavoro femminile, che negli anni post Covid in Italia risulta equivalente a quella maschile. Rispetto alla disparità di genere, anche qui, si muove qualcosa: se il quadro generale è ancora fortemente condizionato dal salary gap, le donne che riescono a raggiungere ruoli apicali all’interno delle aziende, o che si distinguono nel mercato delle libere professioni, godono di un trattamento economico mediamente sovrapponibile a quello dei colleghi uomini a parità di seniority.
Guardando ai singoli inquadramenti, infatti, il divario percentuale più ampio tra retribuzione fissa media di uomini e donne si riscontra nell’inquadramento Operai, mentre quando si parla di Middle&Top management si registra il valore assoluto maggiore. Un trend significativo, soprattutto quando di parla dei settori digital.
Le donne conquistano il digital
Il digital gender gap è finalmente protagonista di un’inversione di tendenza. Le donne sono protagoniste negli ultimi due anni di una crescita che sfiora il 20% nel business digitale.
Le professioni più ricercate:
- Web Design
- Digital Consulting
- Marketing Digitale
- Social Media manager
- Software e App
A dispetto delle ultime tendenze positive, il gender gap di genere nei settori tecnologici e informatici persiste, nonostante la propensione e il valore aggiunto che le donne garantirebbero a questo settore. Un fenomeno che, più in generale abbiamo già raccontato nell’approfondimento sul mondo STEM. Secondo l’Eurostat, nell’Itc le donne coprono solo il 16% della forza lavoro, posizionando l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa (la media europea è pari al 19%). Non certo una buona notizia, considerando lo sviluppo tecnologico e dell’intelligenza artificiale tra i fattori trainanti per il mercato del lavoro, presente e futuro. L’inversione di tendenza è nelle mani delle imprese, chiamate a favorire l’adozione di nuovi strumenti e tecniche manageriali, capaci di valorizzare l’approccio inclusivo e le capacità analitiche riconosciute tradizionalmente alla leadership femminile. D’altro canto, le donne sono chiamate a rafforzare le soft skills necessarie per guidare il cambiamento.
La formazione è amica delle donne
Per migliorare la propria carriera 8 donne su 10 si dedicano alla formazione attraverso corsi specifici o ricorrendo all’auto apprendimento. Ben 4 donne su 10 hanno seguito dei corsi di aggiornamento professionale nell’ultimo anno e mezzo, aumentando le proprie competenze tecniche o investendo sulla crescita personale e motivazionale
L’inclusione è un affare per tutti
In tema di Diversity&Inclusion è importante che le aziende promuovano nuove strategie, come sta avvenendo com maggiore incisività su altri fronti, in primis quello della sostenibilità ambientale.
D’altronde le aziende con alti livelli di diversità hanno il 39% di probabilità in più di performare meglio rispetto a quelle con scarsi livelli di Deib-Diversity, equity, inclusion, belonging.
Cosa cercano le donne nel lavoro?
Se un celebre blockbuster negli anni '90 indagava sulla psiche femminile, non serve essere Mel Gibson per comprendere i desideri e le ambizioni delle lavoratrici per migliorare le proprie performance .
Secondo il Terzo settore e i principali osservatori nel mondo dell’impiego le donne cercano:
-
uno stipendio adeguato
-
un ambiente di lavoro positivo
-
opportunità di crescita professionale
-
flessibilità oraria
Una lista che, ancorché stilata dalle donne, risulta nei fatti trasversale, abbracciando le aspirazioni a prescindere dal genere di appartenenza.
Discorso diverso, invece, quando si parla delle discriminazioni e degli stereotipi che, purtroppo, a tutt’oggi interessano la nostra società, ambienti di lavoro compresi.
Oltre alle disparità sulla gestione del tempo, il carico di lavoro non retribuito e la meritocrazia su salari e promozioni, bisogna fare i conti con diverse forme di discriminazione e molestie, come battute volgari, complimenti e contatti fisici indesiderati.
Più di una donna su due è direttamente oggetto di battute sessiste e volgari sul lavoro o afferma di essere a conoscenza di episodi analoghi occorsi ad altre colleghe. Molestie che, in un caso su cinque, si spingono anche oltre il linguaggio sessista.
La top 5 delle disparità più diffuse in ufficio:
-
Non essere chiamata con il proprio titolo professionale
-
Essere interrotta frequentemente durante una riunione o nel corso di una call
-
Richieste di informazioni sulla vita privata e sulle abitudini personali
-
Commenti non richiesti su look e pettinature
-
Ricevere meno tempo e attenzione rispetto ai colleghi uomini
Carriera o famiglia
La maternità continua ad essere motivo di freno per la carriera di una donna: il 65% delle donne afferma di aver sentito allusioni e commenti sulle conseguenze negative della maternità e il 41% delle donne ha detto di essere a disagio nel comunicare alla propria azienda di aspettare un figlio. La genitorialità, ancora per molti, sembra una responsabilità quasi esclusivamente femminile. Un pregiudizio anacronistico che si riflette sull’equilibrio tra vita professionale e sfera privata.