4 weeks 4 inclusion: se guardi oltre tutto è possibile

Il 26 ottobre 2021 Synergie Italia, casa madre di S&you, ha partecipato al grande evento sulla diversità ed inclusione “4 weeks 4 inclusion”.

Presenti anche moltissime aziende e multinazionali italiane.

Un’agenda fitta per parlare di inclusione.

L’evento ha riguardato un fittissimo calendario di incontri, webinar, interviste, testimonianze a favore del valore dell’inclusione dentro e fuori le aziende.

Noi di Synergie abbiamo avuto la possibilità di incontrare il campione paralimpico di sci acquatico Daniele Cassioli, intervistato dai colleghi Antonia del Vecchio (Disability Manager) e Francesco D’arrigo (Talent Acquisition – Organization & Development Manager)

Gli spunti sono stati molteplici.

Partendo dall’importanza di sviluppare un’intelligenza emotiva prima ancora che uno stile di leadership emotivo, fino all’etimologia stessa della parola DiVerso che ha in sé il seme della trasformazione che genera un contesto inclusivo con riflessi sui comportamenti e competenze nuove.

Dalla teoria all’esperienza: Daniele Cassioli.

Daniele ha raccontato la sua esperienza come disabile, campione sportivo, scrittore ed educatore. ha posto un accento molto forte sulla responsabilità collettiva, non solo sociale ma prima ancora personale, rispetto al contesto inclusivo.

Riflettere su come ci approcciamo alla diversità e cosa possiamo fare noi nella pratica crea una cultura inclusiva che muove di conseguenza anche il contesto in cui viviamo.

La fiducia nel prossimo diventa una competenza.

Da qui scaturisce il tema della fiducia nel prossimo, intesa proprio come competenza e che, quindi, si può apprendere, rispetto all’emozione della paura del diverso. Se avviciniamo questi nobili concetti alla nostra quotidianità lavorativa, forse risulta facile notare come un contesto in cui la paura dell’espressione della diversità, e quindi anche delle peculiarità personali, è presente, si soffochi inevitabilmente l’espressione del talento, del progresso, del superamento dei limiti.

In chiave sportiva questa metafora è molto forte. Basti pensare ad una squadra composta solo da giocatori con il medesimo ruolo, tutti aderenti ad un modello (anche aziendale?) predeterminato e rigido. Questo esempio di team non avrebbe possibilità di vittoria in campo.

E così avviene anche fuori dalla metafora sportiva.

Negando al gruppo ed al contesto una lettura aperta, coraggiosa e pronta ad accogliere altri punti di vista, errori, diversità e disabilità, si negherebbe un valore aggiunto per tutto il sistema connesso.

Il grilletto per far partire questo modello virtuoso è proprio la fiducia, la curiosità di avvicinarsi e condividere con gli altri quello che risulta fuori dalla nostra mappa mentale. Da qui il team prende forza e spunti nuovi, e contribuire personalmente ad un sistema così composto porta innovazione, porta risultati, senso di appartenenza e motivazione. Anche fuori dal gioco.

A cura di Agnese Pagliarulo HR Consultant di Synergie