STEM e gender gap: una questione soprattutto culturale
Si fa tanto parlare di Gender Gap, di incentivare le donne ad occuparsi di materie STEM (è stata istituita anche la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza - 11 febbraio), ma a che punto siamo, realmente?
Vediamo insieme come si è evoluto nel tempo il divario tra uomini e donne nelle scienze, sia da un punto di vista accademico che nei vari settori produttivi.
Gli autori di saggi scientifici sono sempre uomini, o quasi.
Secondo un report pubblicato nel 2020 su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences, la pubblicazione ufficiale dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti), che fa riferimento a 83 paesi e 13 discipline, dal 1955 ad oggi, in media il rapporto tra autori uomini e autrici donne è di ⅔ a ⅓, con un picco del 35% di autrici nel 2005. Ma se analizziamo nello specifico le materie STEM (Ingegneria, Matematica, Fisica…) qui le donne autrici di testi scientifici non vanno mai oltre il 18%.
Ma anche il numero di paper prodotti in carriera è decisamente più alto per gli uomini. Ciò è dovuto anche al fatto che la “vita produttiva” degli autori uomini e più lunga di quella delle donne. Infatti se in media uno scienziato produce circa 13 lavori in più di 9 anni di carriera, per le scienziate la durata media della carriera si accorcia a 7 anni e mezzo e i lavori prodotti non arrivano a 10.
Quindi, anche nelle scienze teoriche, non solo in quelle applicate, l’impatto femminile è decisamente basso e potremmo affermare che la visione scientifica del mondo che abbiamo coltivato in questi anni è una visione tipicamente maschile.
Anche nella ricerca scientifica le donne sono in netta minoranza.
Secondo l'Istituto Statistico “Women in Science” dell’UNESCO, le donne ricercatrici sono ovunque nel mondo meno della metà rispetto agli uomini. Fatto curioso, però, è che in Asia centrale e in America Latina si rasenti la parità. In particolare, e in decisa controtendenza, nel 2016 in Venezuela il 61,4% dei ricercatori era donna.
L’emancipata Olanda, invece, fa registrare il tasso più basso tra le ricercatrici scientifiche, con solo il 26,4%.
Anche nella workforce nei settori STEM le donne sono sottorappresentate.
Nonostante si punti tanto sulla digitalizzazione, le donne sono ancora in netta minoranza per quanto riguarda le professioni tecnico scientifiche.
In Italia, nel 2020, solo il 15, 6% delle donne lavoratrici erano occupate in ambiti tecnico-scientifici, dato decisamente più basso della media Europea dove le donne che lavorano nelle STEM sono il 22% contro il 21% degli uomini!
E anche a parità di responsabilità e impiego, le donne guadagnano sempre meno degli uomini…
Tendenzialmente questo divario parte già dalla scelta del percorso di studi: le donne, a causa di forti bias culturali, tendono a scegliere materie umanistiche per la loro formazione superiore, mentre i laureati in materie STEM sono in maggioranza uomini (e questo in tutta Europa).
Per abbattere questi stereotipi diventa fondamentale lavorare sull’autostima e sulla capacità delle donne. S&you, con il suo staff in rosa, promuove ogni giorno la cultura della parità, anche e soprattutto nel mondo del lavoro.