Intelligenza artificiale: opportunità o rischio?
Con il boom di chatGPT l’argomento “intelligenza artificiale” è balzato agli onori della cronaca. Si è arrivati a dipingere scenari apocalittici di un mondo governato dalle macchine in cui l’uomo non ha più alcuna funzione lavorativa. Ma è davvero così?
L’intelligenza artificiale è in grado di rimpiazzare l’uomo nel lavoro?
È innegabile che ci saranno dei lavori che saranno sostituiti dalle nuove tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning. Saranno, però, quelli più ripetitivi, che non richiedono interpretazione, ma la mera esecuzione di alcune istruzioni. Come del resto avviene già in alcune catene di montaggio dove dei robot svolgono ripetitivamente le stesse azioni.
Di sicuro tutte quelle professioni dove è necessaria interpretazione e rielaborazione di eventi complessi non è adatta a essere svolta “dalle macchine”.
Laddove sono in gioco skill interpersonali ed empatiche, nessuna intelligenza artificiale è in grado di competere con l'uomo.
Come cambia il lavoro con l’intelligenza artificiale.
Del resto il timore di perdere il lavoro è insito nella natura umana in occasione di qualsiasi progresso tecnologico, già dai tempi della rivoluzione industriale. Ciò non significa che i lavori svolti dall’intelligenza artificiale saranno persi per sempre. Laddove la tecnologia interviene a rendere più economico e profittevole un certo tipo di attività, c’è sempre una nuova figura professionale che si viene a creare.
Per non “rimanere indietro” si dovrà quindi avviare un processo di upskilling e reskilling che consentirà, anche a chi ha perso il lavoro a causa dell’intervento dell’intelligenza artificiale, di trovare una nuova collocazione, anche più gratificante (e remunerativa) della precedente. Basta avere sempre voglia di rimettersi in gioco, perché l’importante è riuscire a lavorare con l’AI e non contro di essa.
Come sfruttare l’AI a proprio vantaggio.
Partiamo dal presupposto che l’intelligenza artificiale non è altro che un algoritmo che consente di sintetizzare un notevole numero di conoscenze inserite in un database: è un processo di rielaborazione, non certo di creazione come quello dell’intelligenza umana.
Detto questo è evidente che se ci si orienta al decision making più che all’operatività e alla ripetitività delle operazioni, il proprio ruolo non sarà a rischio.
L’obiettivo di ogni azienda è innegabilmente quello di svolgere ciascuna mansione nel modo più economico possibile, quindi è evidente che, laddove un’attività è “programmabile” sarà preferibile farla eseguire a una macchina, che può lavorare per più ore al giorno senza prendere pause. Ma laddove ci sono decisioni da prendere e scelte da operare, le capacità delle persone sono ancora l’unica risorsa utilizzabile.
Noi di S&you, che da anni ci occupiamo di recruiting, sappiamo bene come il matching tra candidato e azienda non sia un mero calcolo numerico, ma che, dopo le prime selezioni di scrematura, entrino in gioco quelle competenze relazionali ed empatiche che solo un essere umano è in grado di mettere in gioco.