Il mondo del lavoro all’esame AI: A rischio milioni di posti di lavoro, ecco i settori più colpiti
Altro che compiti copiati, temi e verifiche perfette. L’Intelligenza artificiale è ormai pronta a lasciare i banchi di scuola e lanciarsi nel mondo del lavoro. La tecnologia più vicina alla fantascienza che l’uomo abbia mai concepito, algoritmo dopo algoritmo, sta conquistando le prime pagine di tutto il mondo.
Ma cos'è esattamente l’intelligenza artificiale?
La prima scossa, poco più di un anno fa, la diede ChatGPT, un servizio online disponibile sulla piattaforma OpenAI, ovvero il consorzio che ha investito oltre un miliardo di dollari in un software che permette di scrivere praticamente tutto quello che vogliamo. Un servizio che utilizza 175 miliardi di parametri per confezionare un pensiero tanto artefatto quanto credibile, che risponda alle esigenze di ciascuno.
Fino a metà 2023 questo strumento mostrava ancora molti limiti. Non sa nulla, non lo verifica, ma più semplicemente organizza un testo sulla base delle informazioni richieste secondo un ordine probabilistico, quindi non deterministico, che simula una coerenza concettuale e formale nello sviluppo dei contenuti. Ora, anche grazie ai miliardi di euro messi sul piatto dalle big tech, l’intelligenza artificiale è sempre meno “stupida”. Incrocia le fonti, verifica le correlazioni di informazioni sempre più mirate. Entra nei dettagli delle domande dell’utente, che più saranno dettagliate, meglio condurranno a restituzioni efficaci e apprezzate.
Un competitor impressionante per qualsiasi studente, non tanto per le parole utilizzate, dato che tutto quello che l’AI recupera è stato comunque realizzato, concepito e prodotto dall’Uomo. La fonte? Più o meno tutto lo scibile su internet. Un inesauribile cesto da cui pescare non solo per gli elaborati scritti, ma anche per le grafiche, i video e i file audio. Un livello di performance che preoccupa l’Unione Europea in materia di diritto d’autore, ma che già pone grandi interrogativi sul rispetto della privacy. Soprattutto in termini di pubblica sicurezza, in relazione alle diverse applicazioni di queste nuove tecnologie nel campo dell’illegalità.
Parola di Hoffman, il papà di LinkedIn
Eppure i “tifosi” dell’Intelligenza artificiale crescono di giorno in giorno, soprattutto tra i grandi padrini del web. Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn, profetizza una “rivoluzione epocale” in grado di cambiare profondamente le nostre vite, a partire dal lavoro. “Indietro non si torna!”, tuona Hoffman, forte (o debole) di un investimento miliardario proprio sull’AI dopo la cessione di LinkedIn per oltre 26 miliardi di dollari a Microsoft.
Già, ma al di là dei Guru e della sindrome da Blade Runner, i segnali di un forte condizionamento del mercato del lavoro sono concreti e tangibili.
Secondo il Pew Research Center, l’autorevole fact tank statunitense, poco meno del 30% delle professioni maggiormente a rischio risponde a quelle che richiedono un livello di istruzione elevato, come una laurea o un master. Artigianato e produzioni artistiche, tempo libero e pratica sportiva sono invece rifugi sicuri contro l’avanzata cyber tecnologica. La ricerca Usa inquadra come più esposti i lavoratori con un salario medio-alto, in particolare le donne. Mentre le attività manuali con intervento diretto, come quelle di idraulici, elettricisti, falegnami e installatori, sono giudicate a prova di algoritmo, almeno fino a quando non sarà inventato il cyborg fac totum!
A rischio una professione su tre
Ad oggi, solo il 5% delle professioni può essere completamente automatizzato, permettendo alle intelligenze artificiali generative di sostituire l’essere umano. Una percentuale tutto sommato accettabile, se paragonata con tutto il buzz e la letteratura già prodotta sull’IA. Ben diverso l’orizzonte sui prossimi anni, quanto il 30% degli attuali “mestieri” sarà superato come oggi avviene per i casellanti. A livello globale saranno spazzati via almeno 300 milioni di posti di lavoro nel mondo.
E in Italia? I lavoratori italiani a rischio sono milioni, circa il 30% degli occupanti
Numeri da mani nei capelli, ma che in realtà invitano a rimboccarsi le maniche. Un monito che vale sia per le istituzioni, sia per la forza lavoro: riconversione, formazione continua, alternanza scuola lavoro e superamento del digital divide sono passaggi fondamentali per intere generazioni.
Il buonsenso contro l’effetto cyborg
Se Matrix resterà un film per molti anni ancora, lo stesso non vale per la cosiddetta generazione Alpha, ovvero i nati dal 2020 in poi. Eppure il futuro, anche quello più remoto, dovrà passare un test fondamentale: quello del buonsenso. Vi fareste mai fare la barba da un robot? Sicuri di preferire il pilota automatico al vecchio e caro tassista? Per non parlare del dentista, anche se, in questo caso, per farci paura bastano un paio di pinze.
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