Donne e lavoro in pandemia: alcune riflessioni
È ormai appurato che la pandemia ha influito pesantemente sulle scelte lavorative delle donne, nonostante gli interventi massicci attuati dal governo per evitare effetti ancora più devastanti.
L’impatto della pandemia sul mondo del lavoro.
Secondo i dati ISTAT, mentre il PIL nel terzo trimestre 2020 è diminuito del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’occupazione ha contenuto le perdite, grazie anche al divieto dei licenziamenti e all'estensione degli ammortizzatori sociali. Questo, ha comunque ridotto le perdite di occupazione soprattutto nelle categorie dei dipendenti a tempo indeterminato, i quali hanno avuto solo una riduzione del reddito. L’occupazione è calata drasticamente, invece, quando si analizzano le categorie dei lavoratori autonomi e dei dipendenti a tempo determinato. Il calo degli occupati a tempo determinato ha rappresentato anche un calo dell’occupazione giovanile, visto che gli under 35 spesso sono assunti con contratti a termine.
In lockdown, inoltre, tutti i disoccupati che hanno interrotto le ricerche di lavoro hanno fatto aumentare il numero degli inattivi.
Alla base della disoccupazione femminile anche un problema di formazione.
Come bene evidenziano Sandro Tomaro e Larissa Venturi nel “XXII Rapporto Mercato del Lavoro e Contrattazione Collettiva 2020” pubblicato dal CNEL, la percentuale di diplomati e laureati in Italia, ma anche nel resto dell’Europa, non copre la richiesta di personale di alcuni settori, tipicamente quelli scientifici e altamente tecnologici. I laureati in materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) non sono sufficienti a coprire le richieste delle varie aziende e tra questi il numero delle ragazze che seguono questi percorsi formativi è ancora minore. Secondo le direttive della Comunità Europea, una delle azioni da intraprendere per uscire dalla crisi è proprio quella di incentivare la formazione STEM dei giovani, soprattutto delle donne. Questo consentirebbe di andare a colmare il fabbisogno di know how tecnologico e scientifico che è diventato ancora più evidente con le varie restrizioni e il ricorso al lavoro remoto.
Le donne e il loro ruolo nelle famiglie.
Le donne, oltre a non essere parte di una filiera produttiva tecnologica la cui importanza è stata evidenziata dalla pandemia, come abbiamo anche sottolineato nel nostro articolo sulle tendenze del lavoro nel 2021, sono state penalizzate anche dal loro ruolo sociale.
Sempre come sottolinea l’ISTAT nel suo rapporto di dicembre 2020, rispetto al mese di novembre le donne occupate sono diminuite a dicembre di 99 mila unità, mentre tra gli uomini la flessione è di “soli” 2 mila posti di lavoro. Ciò non è sicuramente da legare alla questione della formazione quando a quella della “cura”.
Ci siamo trovati di fronte, infatti, ad una situazione senza precedenti in cui i bambini seguivano la scuola a distanza, in video chiamata, e gli anziani si sono trovati isolati e non più seguiti dai centri diurni. Questo ha comportato un aggravio sulle incombenze delle donne che sono da sempre quelle designate a prendersi cura della famiglia.
In questo periodo di crisi e di lockdown, le famiglie si sono viste costrette a relegare le donne nel ruolo di caregiver, rinunciando al loro stipendio, lasciando agli uomini, che hanno notoriamente stipendi più alti, il ruolo di sostentare economicamente la famiglia.
In definitiva, quindi, la pandemia non ha fatto altro che sottolineare tutti gli annosi problemi che da sempre riguardano le donne: scarsa formazione scientifica per poter accedere a ruoli manageriali più remunerativi e conseguente maggior sacrificabilità quando è in gioco la cura della famiglia.
S&you valorizza il mondo dell’occupazione femminile in posizioni manageriali, cerca il servizio che fa per te.