Cos’è il demansionamento e come affrontarlo?
Quando si fa un colloquio di lavoro, generalmente è per una posizione specifica con altrettanto specifiche mansioni. Ma se poi, dopo l'assunzione, le funzioni cambiano e comportano un ruolo inferiore, questo è un tipico caso di demansionamento.
Cerchiamo di chiarire alcune casistiche, precisando che, comunque, ogni caso va valutato singolarmente e con la consulenza di un legale.
Cosa stabilisce la legge.
L’azienda non ha completa libertà nel gestire gli incarichi dei propri dipendenti, soprattutto se il cambiamento di mansione è peggiorativo.
Addirittura fino al 2015 il demansionamento era considerato illegittimo perché vigeva il “principio dell’equivalenza” secondo cui il datore di lavoro doveva dare al dipendente una mansione equivalente all’ultima effettivamente svolta, cioè quella prevista dalla qualifica e relativo contratto.
Oggi, invece, si stabilisce che il lavoratore debba essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto che dovranno essere riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento delle ultime effettivamente svolte.
Inoltre l'articolo 2103 del Codice Civile prevede che il «lavoratore debba essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto». Questo per evitare che l’azienda possa far svolgere ai suoi dipendenti qualsiasi ruolo o incarico.
Quando c’è effettivo demansionamento?
Se accade che l’azienda faccia svolgere al lavoratore mansioni inferiori rispetto a quelle stabilite in sede di assunzione, siamo in un evidente caso di demansionamento.
Ad esempio, un dipendente viene assunto come "Capo Ufficio", ma alla fine si ritrova a fare il centralinista tutti i giorni.
A volte capita anche il contrario, cioè che il dipendente può essere adibito anche a mansioni superiori. Questo caso, rispetto al demansionamento, generalmente è meglio sopportati in azienda, ma non bisogna dimenticare che a incarichi di livello superiore, dovrà corrispondere anche una maggiorazione della retribuzione.
In alcuni casi il demansionamento è lecito.
Il demansionamento, in generale, non è una pratica consentita dalla legge, ma ci sono casi in cui è possibile. Potrebbe addirittura essere prevista dai singoli contratti collettivi.
Anche il Codice civile prevede che si possano dare al lavoratore mansioni inferiori in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali, ma sempre rimanendo all’interno della stessa categoria legale. In questo secondo caso, il lavoratore ha diritto a conservare lo stesso stipendio, nonostante le mansioni siano differenti da quelle per cui è stato assunto.
Ogni altra situazione, cambiare le mansioni di un lavoratore e fargli svolgere incarichi di livello inferiore rispetto a quelli previsti all’assunzione è una decisione illegittima dell’azienda.
Cosa fare in caso di demansionamento?
In caso di effettivo demansionamento, il lavoratore si può rivolgere al Tribunale per chiedere che gli vengano di nuovo assegnati gli incarichi pattuiti all’assunzione.
Se il demansionamento dura a lungo, il dipendente si potrebbe anche dimettere per giusta causa. Ma in ogni caso non può rifiutarsi di svolgere i nuovi incarichi, a meno che non provochino gravi danni alla sua salute o sicurezza.
Può anche accadere che il lavoratore accetti il demansionamento, sia in modo tacito che sottoscrivendo un nuovo accordo con l’azienda.
Non vuoi rischiare di demansionare i tuoi collaboratori ed essere sicuro di assumerli per gli incarichi che effettivamente svolgeranno, il nostro staff è a tua disposizione per una consulenza.