Cosa succede in azienda se una donna leader lascia?

Ormai il fatto che la pandemia abbia impattato notevolmente sul mantenimento dell’impiego, a due anni dal primo, drammatico lockdown, è chiaro a tutti.

Che il danno maggiore in termini di abbandono del posto di lavoro lo abbiamo avuto le donne è altrettanto evidente, come lo conferma anche il report Empowering women at work” dell’Organizzazione Mondiale per il Lavoro.

Quello che forse meno salta all’occhio o è meno preso in considerazione è quello che succede in azienda la donna che lascia il posto di lavoro è una manager con funzioni di leader.

Le donne leader coinvolgono, motivano e rendono ogni compito più facilmente raggiungibile.

Secondo un’analisi di Potential Project, condotta su circa 5000 aziende in 100 paesi, è emerso che per un leader che vuole raggiungere ottimi risultati per l’azienda senza perdere le sue caratteristiche di umanità, le due parole chiave sono:

  • saggezza, ovvero il coraggio di fare quello che va fatto;
  • compassione, ovvero la capacità di essere empatico e comprensivo, ma anche di dare aiuto e supporto.

Portando avanti questi due atteggiamenti, un leader può arrivare ad avere un tasso di soddisfazione dei dipendenti fino all’86% maggiore di chi non li applica.

Specialmente durante la pandemia.

Non ci deve quindi sorprendere se le leader donne, che generalmente sono sagge e compassionevoli di natura, sono riuscite, anche in un periodo difficile come durante i vari lockdown, ad ottenere risultati strabilianti.

Oltre la crisi e la pandemia.

Ma le donne non sono brave a condurre le aziende solo nei momenti di crisi.

Se pensiamo al mondo del lavoro anche prima di due anni fa, anche dall’analisi di quella situazione “normale,” emerge che chi lavora per una donna, è più soddisfatto del lavoro che fa e ha una migliore performance. Come possiamo vedere in questa ricerca di Jack Zenger e Joseph Folkman, pubblicata su Harvard Business Review nel giugno del 2019.

Sempre la stessa ricerca evidenzia come, quando c’è una donna “al comando”, sia uomini che donne siano più motivati e soddisfatti, mentre il rapporto uomo-uomo è quello che, in questa chiave di lettura, funziona peggio…

Come è evoluta la situazione e come potrà evolvere.

La crisi sanitaria ha costretto molte donne ad abbandonare il loro posto di lavoro per prendersi cura di figli, genitori anziani… assumere, in definitiva, tutti quei ruoli di educazione e cura che fino ad allora era riuscita a demandare, anche se parzialmente. Tra queste donne ci sono state anche alcune leader che, non trattandosi più solo di tempo o denaro, hanno dovuto fare i conti con tutti i paletti imposti dalle restrizioni (DaD, chiusura dei centri diurni, difficoltà a trovare baby sitter e badanti…).

Per le ragioni che abbiamo visto sopra, la perdita di una donna leader in azienda potrebbe avere delle conseguenze deflagranti, venendo improvvisamente a mancare quella figura che dava motivazione e sostegno e faceva sentire ogni dipendente parte attiva dell’azienda.

Ciò non significa che le leader in azienda dovranno essere solo donne, ma che diventa sempre più importante:

  • sviluppare una cultura di genere anche in azienda che vada ad assottigliare il gender gap, soprattutto in ruoli manageriali;
  • sviluppare anche tra i manager uomini quella che è meglio nota come “leadership gentile” dove la gentilezza non è sintomo di debolezza, ma capacità di rapportarsi con gli altri con decisione ma senza diventare prevaricanti;
  • incentivare il “peer coaching”, gruppi aperti per uomini e donne dove ci si possa scambiare le competenze, comprese le soft skill.

Se sei alla ricerca del manager adatto a introdurre il cambiamento nella tua azienda, contattaci!