Come contrastare il mismatch e la disaffezione al lavoro
Un mercato del lavoro efficiente è quello che vede una riduzione del tasso di disoccupazione quando il numero di posti vacanti aumenta. Questo significa che le aziende che cercano nuove risorse accolgono buona parte dei disoccupati facendo scendere il tasso di disoccupazione per raggiungere l’equilibrio quando anche i posti vacanti saranno meno.
Ma nel nostro paese non funziona proprio così: le aziende hanno sempre più difficoltà a trovare lavoratori e il tasso di disoccupazione sale. Cosa causa questo squilibrio nel mercato del lavoro, rendendolo inefficiente?
Italia: un mercato del lavoro inefficiente.
Nel nostro paese, da anni ormai, il tasso di efficienza del mercato del lavoro è davvero basso. Ci sono molti posti vacanti, ma la disoccupazione continua a salire.
Le aziende si trovano a dover affrontare il fenomeno del mismatch, quando, cioè, le competenze dei disoccupati non incontrano le necessità dei datori di lavoro.
Ma non è tutto: a volte le competenze ci sono, ma la retribuzione non corrisponde alle richieste, in termini di responsabilità e orari di lavoro.
Calcolando che se per il 62% dei Millennials, nati tra il 1981 e il 1996 (fonte Deloitte) il lavoro è centrale anche per l’affermazione personale, questa percentuale cala drasticamente al 49% per la generazione Z, nati tra il 1997 e il 2012. Un’azienda, quindi, per essere attrattiva nei confronti delle nuove risorse dovrà offrire loro dei benefit per cui ne valga davvero la pena.
Quanto conta la retribuzione?
Secondo l’Ocse – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel 2022 l’Italia ha subito il maggiore calo delle retribuzioni reali rispetto al periodo pre-pandemico< tra tutti i paesi che ne fanno parte (-7,5%). Per di più, dal 2007, la crescita dei prezzi ha sottratto circa un terzo del potere d’acquisto dei salari facendo aumentare la forbice tra l’aumento dei salari nominali e quello dei prezzi del 34%!
Di fronte a uno scenario di questo tipo, i salari, anche quelli più sostanziosi, sono comunque sottodimensionati alle richieste dell’azienda. Per cui, quando si offre un posto di lavoro, questo è difficilmente appetibile perché la retribuzione è ritenuta inadeguata alle esigenze del lavoratore.
Ma non è solo una questione di soldi.
Molto conta anche l’ambiente di lavoro e il grado di soddisfazione e benessere dei dipendenti, cosa che influisce anche sulla produttività e quindi sui profitti aziendali, che non crescono e rendono sempre più difficile agire anche sulla leva della retribuzione.
Trovarsi a lavorare in un ambiente poco appagante, con orari rigidi e grandi responsabilità, e che lascia all’iniziativa del lavoratore la formazione personale per il suo upskilling, comporta che ci sia un grande fenomeno di disaffezione al lavoro dipendente, come abbiamo già raccontato anche nell’articolo sul “Big Quit”.
Come contrastare, dunque, la disaffezione dei dipendenti e diventare attraenti per i talenti?
Tutto sta nell’innescare una spirale positiva, che parta dalla soddisfazione del dipendente e aumenta la sua produttività. Un aumento di produttività si ripercuote direttamente sui profitti dell’azienda che potrà permettersi anche di aumentare i salari.
Ci vuole, però, impegno da parte dei vertici dell’impresa a cambiare la loro visione del lavoro: non sono più loro a dettare le regole del gioco, se non vogliono rimanere senza forza lavoro e andare incontro al fallimento.
Bisognerà improntare il proprio modo di lavorare al benessere aziendale per innescare l’engagement dei dipendenti e aumentare la produttività.
Il primo passo è l’ascolto. L’ascolto di chi già fa parte della nostra azienda, ma anche l’ascolto di chi ci dice di no, che non vuole lavorare con noi. Capire le esigenze delle risorse è fondamentale per offrire loro quello che desiderano e renderli felici di lavorare per noi.
Questo servirà per costruire un insieme di benefit, che vanno dagli orari flessibili, al lavoro da remoto, dalle offerte formative per fare carriera in azienda fino anche alla possibilità di prendersi cura di se stessi grazie alle agevolazioni aziendali, su misura per i propri dipendenti.
Senza dimenticare, poi, di dare il giusto riconoscimento, non solo economico, ai successi dei collaboratori, senza penalizzarli in caso di insuccesso.
Un welfare così costruito porterà a migliorare notevolmente la produttività della forza lavoro, rinforzerà le risorse economiche dell’azienda e consentirà di offrire sempre di più un luogo di lavoro a misura di lavoratore.
Per fare questo, però, è necessario un cambio di cultura aziendale.
Da sempre S&you lavora con le aziende per renderle attrattive nei confronti del mercato del lavoro e per individuare le risorse più adatte, sia sotto il profilo delle competenze che per quanto riguarda le soft skill. Contatta i nostri specialist per una consulenza su misura per te.